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Apple condannata a pagare 13 miliardi in tasse Ue

La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza definitiva in favore della Commissione europea, stabilendo che le tasse eccezionalmente basse pagate da Apple in Irlanda costituiscono un sussidio illegale.

La gigante tecnologica ha subito una sconfitta da 13 miliardi di euro, con al centro del contenzioso le basse aliquote fiscali applicate per anni in territorio irlandese. Questa decisione rappresenta una vittoria inaspettata per Bruxelles, impegnata a combattere i vantaggiosi accordi fiscali assegnati alle multinazionali.

Riferendosi alla sentenza resa pubblica il 10 settembre, la Corte ha confermato le affermazioni della Commissione europea, che aveva evidenziato come l’aliquota fiscale fissata allo 0,005% per Apple rappresentasse un supporto economico illegittimo. Questa nuova decisione ha invalidato una sentenza precedente emessa da un tribunale di grado inferiore.

“L’Irlanda ha offerto a Apple un aiuto non conforme alla legge, che deve essere recuperato”, ha dichiarato la Corte di giustizia in un comunicato, evidenziando la sua posizione definitiva sulla questione.

Questa sentenza segna una delle due vittorie significative per Bruxelles nella lotta contro le big tech, visto che Google ha anche perso un ricorso riguardante una multa dell’UE di 2,4 miliardi di euro relativa ai suoi servizi. Questo doppio trionfo segna la conclusione del mandato di Margrethe Vestager, l’attuale capo dell’antitrust Ue, il quale scadrà tra poco meno di due mesi.

Di conseguenza, Apple potrebbe essere costretta a rimborsare fino a 13 miliardi di euro – cifra che potrebbe crescere ulteriormente con costi e interessi – al governo irlandese.

Il lavoro di Vestager contro le grandi multinazionali – incluse aziende come Starbucks, Fiat Chrysler e Amazon – le è valso il soprannome di “signora delle tasse” dell’UE, un titolo ironico lanciato dall’ex presidente Donald Trump.

Questo caso ha rappresentato un’inusuale e controversa ingerenza di Bruxelles nelle questioni fiscali, tipicamente gestite dai singoli Stati, con l’UE che interviene solo se ritiene che le agevolazioni fiscali possano alterare il mercato interno.

Il cuore della disputa legale ruotava attorno al metodo con cui Apple contabilizzava i redditi da proprietà intellettuale e se la Commissione avesse ragione nel sostenere che tali profitti dovessero essere attribuiti alla sua sede europea in Irlanda.

Il Tribunale dell’UE aveva già dato ragione alla Commissione nel 2020, ma in un’opinione presentata per la Corte di giustizia lo scorso novembre, l’avvocato generale Giovanni Pitruzzella aveva sollevato dubbi sulla logica giuridica della sentenza inferiore.

Dal punto di vista economico, questo caso rappresenta uno degli sviluppi più rilevanti nella battaglia fiscale dell’UE, che ha faticato a prevalere nei procedimenti legali in passato.

Infatti, la Commissione aveva perso anche nei contenziosi con McDonald’s, Starbucks ed Engie, ma in una recente intervista con il podcast Radio Schumann di Euronews, Vestager ha affermato che la sua lotta ha comunque portato a varie riforme fiscali sia a livello nazionale che internazionale.

La posizione dell’Irlanda contro la Commissione

Nonostante l’enorme somma che avrebbe potuto incassare, il governo irlandese si è opposto alla causa della Commissione, dato che il Paese è diventato un centro europeo per molte aziende tecnologiche statunitensi.

Michael McGrath, ex ministro delle Finanze irlandesi a difesa di Apple, si appresta ora a trasferirsi a Bruxelles come commissario europeo, con il suo nuovo portafoglio che sarà rivelato dal presidente Ursula von der Leyen nei prossimi giorni.

Apple, in seguito alla sentenza, ha espresso la propria delusione. Un portavoce ha dichiarato: “Paghiamo sempre tutte le tasse ovunque operiamo e non abbiamo mai ottenuto un trattamento speciale”, sottolineando che l’azienda è uno dei maggiori contribuenti a livello globale.

Critiche contro la Commissione Europea

“La Commissione europea sta tentando di modificare le regole retroattivamente, ignorando che, secondo il diritto tributario internazionale, il nostro reddito era già di per sé soggetto a tassazione negli Stati Uniti”, ha aggiunto la società, che sostiene di avere già versato 20 miliardi di dollari (18 miliardi di euro) in tasse negli Stati Uniti sui medesimi profitti.

Tuttavia, la sentenza è stata accolta con favore dagli attivisti fiscali, i quali chiedono da tempo una chiusura alle scappatoie fiscali per le imprese.

“Questa sentenza mette in evidenza il legame speciale tra i paradisi fiscali dell’UE e le multinazionali”, ha commentato Chiara Putaturo, esperta fiscale dell’UE per Oxfam, aggiungendo che rappresenta una giusta compensazione dopo oltre un decennio in cui l’Irlanda ha permesso ad Apple di eludere le tasse.

Al momento né la Commissione né il ministero delle Finanze irlandese hanno rilasciato commenti ufficiali, mentre Vestager prevede di parlare con i giornalisti per fornire ulteriori chiarimenti sugli sviluppi.

Foto crediti & articolo ispirato da: Euronews

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