Con i principali oppositori politici incarcerati o esclusi dalla competizione elettorale, il presidente tunisino in carica, Kais Saied , ha buone probabilità di essere riconfermato al comando del suo Paese.
Milioni di tunisini si recheranno alle urne domenica 6 ottobre per un’elezione in cui Saied è il principale favorito. Con un numero limitato di candidati, molti esprimono preoccupazione che le elezioni presidenziali possano risultare in una farsa. Attivisti per la democrazia hanno, pertanto, sollecitato l’Unione Europea a esercitare pressioni sul governo tunisino. Il ruolo cruciale di Saied nella gestione della migrazione potrebbe influenzare le dinamiche diplomatiche con l’Europa.
Oppositori di Saied arrestati o esclusi dalle elezioni
Questa rappresenta la terza elezione successiva alla caduta di Ben Ali durante le rivolte della Primavera araba nel 2011, che hanno dato origine a una nuova Costituzione democratica. Si tratta, inoltre, della prima tornata presidenziale dopo la profonda crisi politica iniziata nel 2021, quando Saied ha chiesto di ottenere i pieni poteri. In carica dal 2019, molti ritengono che il presidente abbia inferto colpi significativi alla democrazia in questa nazione nordafricana.
Considerando che i principali oppositori sono stati incarcerati o esclusi dalla competizione, Saied non dovrebbe incontrare particolari ostacoli nel consolidare il proprio mandato. I partiti di opposizione, infatti, hanno chiesto di boicottare le elezioni.
La situazione politica in Tunisia resta complessa. Fin dai primi anni successivi alla Primavera araba, i leaders del Paese hanno mostrato difficoltà nel rispondere alle aspettative della popolazione, soprattutto in ambito economico. In questo contesto, cinque anni fa, Saied – all’epoca 61enne e outsider della politica – aveva promesso una “nuova Tunisia”, caratterizzata da un maggiore coinvolgimento dei giovani e delle istituzioni locali.
I principali candidati contro Saied: Zouhair Maghzaoui e Ayachi Zammel
La spallata del 2021 ha, tuttavia, fiaccato le aspettative dei sostenitori della democrazia. Dichiarando lo stato d’emergenza, rimuovendo il primo ministro, sciogliendo il Parlamento e riscrivendo la Costituzione, Saied ha rafforzato il suo potere in modo verticistico. A ciò si è aggiunta una forte repressione, con arresti di giornalisti, avvocati e oppositori politici, accusati di minacciare la sicurezza nazionale. Una legge formalmente “anti-fake news” ha ulteriormente soffocato il dissenso.
Nonostante ciò, due candidati, Zouhair Maghzaoui e Ayachi Zammel, tenteranno di contrastare i pronostici. Maghzaoui è un politico esperto che ha criticato le scelte economiche di Saied e ha denunciato gli arresti politici. Tuttavia, il suo appoggio alla riforma costituzionale del presidente ha ridotto il suo consenso tra le opposizioni.
Al contrario, Zammel, un imprenditore, è stato condannato a quattro anni di carcere per frode elettorale concernente le firme raccolte dal suo team per validate la propria candidatura. La sua posizione non appare così solida da poter mettere in difficoltà Saied. Infine, altri tre politici avevano presentato la loro candidatura, ma non sono stati accettati. Una sentenza ha disposto la loro reintegrazione, ma l’ISIE – l’autorità elettorale tunisina – ha respinto la richiesta.
Foto crediti & articolo ispirato da: Euronews