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Gare surf Parigi 2024 a Tahiti: polemica e motivazioni

Nei mesi che hanno preceduto i Giochi Olimpici, sia i residenti locali che gli appassionati di surf hanno sollevato forti preoccupazioni riguardo ai possibili danni alla barriera corallina, conseguenti ai progetti per la costruzione di una nuova torretta per i giudici. Fortunatamente, è stato possibile raggiungere un compromesso.

Le competizioni di surf delle Olimpiadi si terranno a Teahupo’o, in Tahiti, parte della Polinesia francese, a quasi 16.000 chilometri da Parigi. Sin dall’annuncio della sede, l’evento ha suscitato polemiche, soprattutto per i potenziali danni che i lavori potrebbero infliggere alle delicate barriere coralline.

Residenti di Tahiti, surfisti, ambientalisti e la principale associazione mondiale di surfisti hanno contestato la costruzione pianificata. Il focus della controversia riguardava in particolare una nuova torre per i giudici di gara.

Teahupo’o è un piccolo villaggio con solo alcune centinaia di abitanti, un luogo sicuramente inconsueto per una competizione olimpica. Tuttavia, le condizioni di surf in località della Francia continentale, come Hossegor, risultano sfavorevoli in questo periodo dell’anno; al contrario, la costa dell’isola polinesiana offre condizioni ideali.

Prima dell’arrivo dei Giochi, Teahupo’o era già dotata di una torre in legno, realizzata vent’anni fa. Gli organizzatori, però, intendevano sostituirla con una struttura in alluminio di tre piani, che sarebbe stata equipaggiata con servizi igienici, aria condizionata e spazi per 40 persone, solo cinque in più rispetto alla torre precedente.

I residenti locali, i surfisti e gli ambientalisti hanno espresso timori riguardo alla nuova costruzione, sostenendo che potesse recare danno ai coralli intatti della barriera corallina, che svolge un ruolo fondamentale nel creare le condizioni perfette per il surf a Teahupo’o. Il timore era che un eventuale danneggiamento potesse alterare per sempre il carattere delle onde in quella zona.

Inoltre, i delicati invertebrati marini che compongono la barriera corallina ospitano una biodiversità significativa; se compromessi, diventano più vulnerabili alle ondate di calore. L’ancoraggio della nuova torre o l’installazione di tubazioni avrebbero potuto avere conseguenze durature sui coralli circostanti.

Alla fine, dopo un lungo periodo di discussioni, gli attivisti locali, i surfisti e gli organizzatori olimpici sono riusciti a trovare un accordo. Tuttavia, non sono mancati ostacoli lungo il percorso.

Cronologia della controversia sulla torre di Teahupo’o

Settembre 2023 – Gli organizzatori olimpici rendono noto il progetto di sostituire la torre in legno con una costruzione in alluminio, valutata 5 milioni di dollari (4,6 milioni di euro), dotata di aria condizionata e servizi igienici. Gli organizzatori motivano la necessità di questo intervento citando standard di sicurezza.

Gruppi locali di tutela ambientale e residenti avviano proteste pacifiche contro i lavori di costruzione. Le campagne di sensibilizzazione sui social media guidate dal surfista professionista di Tahiti Matahi Drollet ottengono grande visibilità su Instagram e TikTok.

Gli attivisti sottolineano che, in virtù dell’impegno per la sostenibilità del Comitato Olimpico Internazionale, è necessario preservare la barriera corallina, lasciandola in condizioni migliori di quelle precedenti all’evento.

Ottobre 2023 – Residenti e visitatori di Teahupo’o e Māòhi Nui presentano una petizione affinché sia abbandonato il piano originale e venga utilizzata la torre di legno per le competizioni olimpiche. La raccolta firme riscuote più di 250.000 adesioni globali, tra cui quella di Kelly Slater, uno dei surfisti più celebri di sempre.

17 novembre 2023 – A seguito delle crescenti proteste, gli organizzatori comunicano che la nuova torre sarà più piccola e leggera. Anche se necessiterà di fondazioni sulla barriera corallina, queste saranno meno invasive rispetto ai piani iniziali, prevedendo attrezzature di dimensioni ridotte.

Un comunicato ufficiale chiarisce: “Il governo polinesiano, Parigi 2024 e l’Haut-Commissariat stanno esaminando nuove opzioni, tenendo conto delle preoccupazioni espresse riguardo alla nuova torre dei giudici e alle sue fondamenta per le competizioni di surf e altri eventi”.

1 dicembre 2023 – I residenti di Tahiti segnalano che una chiatta utilizzata per la costruzione della nuova torre si è incagliata nella barriera corallina, arrecando danno ai coralli circostanti. Un video di Save Teahupo’o Reef, un’organizzazione composta da residenti e ambientalisti, documenta i danni prodotti. I lavori per la nuova torre vengono sospesi.

7 dicembre 2023 – Il ministro dello Sport francese, Amelie Oudea-Castera, conferma che gli eventi di surf rimarranno a Tahiti, nonostante i danni causati alla barriera corallina. “Siamo sulla strada giusta per realizzare una nuova torre dei giudici che rispecchi le esigenze della comunità locale”.

19 dicembre 2023 – L’International Surfing Association (ISA), l’ente di governo del surf a livello globale, si unisce all’opposizione contro la torre. Ritiene che non sosterrà la costruzione della nuova struttura in alluminio a Teahupo’o, suggerendo soluzioni ecologiche, come la costruzione della torre sulla terraferma o l’utilizzo di telecamere digitali per la trasmissione della gara.

Tali proposte vengono però respinte dagli organizzatori, che affermano che da terra non sarebbe possibile garantire una visione adeguata per i giudici e che le riprese dalle barche non avrebbero consentito un’osservazione accurata delle competizioni. Gli organizzatori annunciano la continuazione del progetto per una torre più piccola e leggera, ritenendo di avere il supporto della comunità locale.

Gennaio 2024 – Gli organizzatori di Parigi 2024 iniziano a tenere incontri pubblici mensili per consentire a gruppi, residenti e parti interessate di esprimere le proprie preoccupazioni. Rappresentanti delle associazioni sono invitati a partecipare a tutte le fasi di installazione della torre.

Il leader del governo polinesiano, Moetai Brotherson, esprime la sua soddisfazione ai media, affermando di essere “molto soddisfatto” dei progressi, dopo aver sollecitato i costruttori a preservare il corallo.

Aprile 2024 – Gli organizzatori presentano una torre innovativa, completamente smontabile, con capacità per 25-30 persone. Questa struttura potrà essere rimossa quando non sono in programma eventi di surf. Annick Paofai, presidente dell’Associazione per la difesa di Fenua ‘aihere, che inizialmente si era opposta al progetto, afferma che “la controversia è totalmente risolta”. Mentre alcuni continuano a criticare l’idea di costruire, altri esprimono soddisfazione per il fatto che i progetti più dannosi siano stati abbandonati.

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