Legge Ue su pedopornografia online: Paesi ancora divisi

Al centro del dibattito attuale troviamo la crittografia end-to-end. Una ridotta percentuale di Paesi dell’Unione Europea, all’interno del Consiglio europeo, continua a opporsi alla scansione dei messaggi, malgrado questo stia rallentando l’identificazione di contenuti pedopornografici. Tuttavia, tale tecnologia potrebbe infrangere il diritto alla privacy degli utenti.

I ministri dell’Ue sembrano destinati a non raggiungere nuovamente una posizione comune riguardo al regolamento sul materiale relativo agli abusi sessuali sui minori durante la riunione del Consiglio Giustizia e Affari interni di questo giovedì, il che posticipa ulteriormente l’avvio dei negoziati con il Parlamento e la Commissione.

Il copione appare ormai familiare: si raggiunge un accordo con una maggioranza risicata, viene programmato un voto e poi, all’ultimo minuto, il tutto si sgretola.

Proposto per la prima volta nel 2022, il confronto sulla bozza di regolamento è stato caratterizzato da disaccordi tra gli Stati membri e il Parlamento europeo, in particolare riguardo al modo in cui la soluzione potrebbe compromettere la crittografia end-to-end , una tecnologia che consente solo al mittente e al destinatario di leggere i messaggi.

Rimangono forti preoccupazioni che questa proposta possa violare le libertà civili e dare luogo a una sorveglianza di massa .

Nell’ultima versione presentata dalla presidenza ungherese, è stato escluso l’uso dell’intelligenza artificiale per la rilevazione di nuove immagini e video, fino allo sviluppo di tecnologie più sicure . Tuttavia, questo compromesso non è sufficiente per ottenere l’unanimità.

Le posizioni all’interno dell’Unione Europea

Per approvare la proposta, è necessaria l’approvazione di almeno 15 dei 27 Stati membri, i quali devono rappresentare almeno il 65% della popolazione dell’Ue.

Stando a quanto riportato, 19 Paesi sembrerebbero favorevoli, ma essi coprono solo il 45-63% della popolazione (con le posizioni di Portogallo e Italia non del tutto definite).

Nel frattempo, la posizione della Repubblica Ceca appare instabile. Callum Voge, direttore degli affari governativi e dell’advocacy di Internet Society, ha dichiarato a Euronews che il cambiamento di governo, che ora non include più il membro del Partito Pirata Ivan Bartoš, il quale si era opposto al Csam, ha reso poco chiara la posizione ceca.

“La Repubblica Ceca è un Paese che dobbiamo monitorare sicuramente”, ha spiegato Voge, che opera da Praga, “la situazione non è chiara poiché finora il Paese ha mostrato forti divisioni”.

Molti Paesi che in precedenza mostravano ambiguità hanno ora specificato le loro posizioni. La Finlandia, ad esempio, ha manifestato il proprio sostegno alla proposta la scorsa settimana, suscitando critiche su X dall’europarlamentare finlandese Aura Salla (Ppe), una ex lobbista di Meta, nonostante entrambe le parti appartengano alla stessa famiglia politica.

In contrasto, i Paesi Bassi , divisi internamente a causa della loro coalizione, hanno reso noto il 1° ottobre in una lettera pubblica che si sarebbero astenuti dal voto. Questa decisione ha portato la presidenza ungherese a rinviare il voto, inizialmente programmato per il 2 ottobre.

Tuttavia, la posizione dei Paesi Bassi si fonda sull’applicazione degli ordini di rilevamento, che al momento non garantiscono la sicurezza dei cittadini. Un diplomatico dell’Ue ha indicato che l’Aia è aperta al dialogo, pur richiedendo garanzie di sicurezza.

Privacy online e sicurezza

La posizione olandese è parzialmente influenzata dal parere negativo dei servizi di sicurezza e di intelligence olandesi riguardanti le misure proposte dal regolamento Csam .

“Le conseguenze di tale situazione sono ritenute dall’Aivd un rischio eccessivo per la nostra resilienza digitale. L’applicazione degli ordini di rilevamento ai fornitori di comunicazioni criptate end-to-end comporterebbe un rischio per la nostra sicurezza digitale”, si legge nella comunicazione ufficiale.

Questa conclusione è confermata anche dall’Ong Internet Society che, in un report sui rischi legati all’aggiramento della crittografia end-to-end, mette in evidenza la vulnerabilità derivante da tali violazioni.

Il report avverte che attori malintenzionati potrebbero sfruttare questo accesso a contenuti sensibili, come il materiale pedopornografico , compromettendo così gli sforzi per il suo contenimento.

In una lettera aperta recente, firmata da 357 scienziati e ricercatori nel campo delle telecomunicazioni e della sicurezza provenienti da 34 Paesi, viene dichiarato che “la proposta continua a essere inaccettabile , soluzioni tecnocentriche basate sulla sorveglianza non costituiscono un buon metodo per contrastare la diffusione del Csam”.

Si consiglia invece di investire in metodi che si sono dimostrati efficaci nel ridurre gli abusi sui minori.

I prossimi passaggi

Un diplomatico dell’Ue ha riferito ai giornalisti che un compromesso potrebbe essere raggiunto durante la riunione del Consiglio di dicembre. I sostenitori del progetto di legge sperano di ottenere l’approvazione entro tale data, considerando che la Polonia , contraria alla scansione dei messaggi, assumerà la presidenza del Consiglio a gennaio.

L’attuale Commissario europeo per gli Affari interni, Ylva Johansson (Svezia), ha mostrato un forte sostegno per la proposta. L’udienza di conferma del suo successore, l’austriaco Magnus Brunner , prevista per il prossimo mese, potrà chiarire la volontà di procedere su questo fronte.

Una bozza di domande scritte della commissione Libe si riferisce alla proposta: “Come intendete sbloccare la proposta sugli abusi sessuali sui minori online per garantire la protezione dei minori e affrontare le preoccupazioni legate alla privacy? Se non ci sarà un regolamento su questo tema prima della seconda proroga del regolamento provvisorio il 3 aprile 2026, come pianificate di evitare un vuoto legislativo?”.

Foto crediti & articolo ispirato da: Euronews

Exit mobile version