Ostacoli alla crescita: le trappole del reddito medio

I Paesi a medio reddito si trovano in una situazione critica, bloccati nel delicato passaggio dalla povertà alla prosperità. Secondo un recente studio della Banca Mondiale, le cause di questo fenomeno sono legate anche alla mancanza di cambiamento.

Un nuovo report della Banca Mondiale, pubblicato giovedì, segnala che oltre 100 Paesi potrebbero trovarsi ad affrontare ostacoli significativi nel loro cammino verso il passaggio da un status di paese a basso reddito a quello di paese ad alto reddito nei prossimi decenni.

Con l’aumento della ricchezza, molte nazioni sembrano toccare un limite, raggiungendo un plateau che corrisponde a circa il 10% del PIL annuale pro capite degli Stati Uniti.

Questo fenomeno è definito dalla Banca Mondiale come la “trappola del reddito medio”.

Alla fine del 2023, 108 Paesi sono stati classificati come a medio reddito, con un PIL pro capite che varia da 1.136 dollari (1.348,5 euro) a 13.845 dollari (16.434,7 euro).

“Questi 108 Paesi a medio reddito aspirano a raggiungere lo status di alto reddito entro i prossimi due o tre decenni”.

Dal 1990, solo 34 Paesi a medio reddito hanno completato questa transizione, un risultato che la Banca Mondiale ha definito “desolante”.

Infatti, i rallentamenti della crescita è più comune nei Paesi a medio reddito rispetto a quelli a basso o alto reddito.

Le stime suggeriscono che, se gli investimenti per la crescita continueranno sui trend attuali, la maggior parte dei Paesi a reddito medio potrebbe affrontare un significativo rallentamento dal 2024 al 2100.

Strategie per sfuggire alla trappola del reddito

Secondo la Banca Mondiale, una delle ragioni principali per cui i Paesi raggiungono un limite di reddito è che le loro politiche di crescita non sono efficaci.

Per questo motivo, i Paesi a medio reddito dovrebbero adottare un approccio tripartito, focalizzandosi su investimenti interni, sulla “infusione” di tecnologie e modelli imprenditoriali provenienti dalle economie avanzate.

Una volta messi in atto con successo gli investimenti e l’infusione, i Paesi possono poi concentrarsi sull’innovazione.

Questo approccio non implica solo l’adozione di idee altrui, ma permette anche ai Paesi di spingersi oltre le proprie ambizioni.

La Banca Mondiale sottolinea l’importanza di avere istituzioni forti per intraprendere questo percorso in tre fasi.

Inoltre, avverte che il protezionismo potrebbe “aggravare ulteriormente la diffusione della conoscenza nei Paesi a basso e medio reddito”.

È ora di eliminare lo status quo?

“La creatività porta nuove idee, prodotti, processi e pratiche nell’economia dei paesi a reddito medio”, afferma la Banca Mondiale.

Sebbene il mantenimento dello status quo non sia sempre negativo, un contesto economico stagnante può ostacolare innovazione e crescita.

Per evitare la stagnazione, la Banca Mondiale consiglia ai Paesi a medio reddito di non permettere alle imprese consolidate di ostacolare la mobilità sociale.

Le grandi aziende possono infatti mantenere il monopolio su risorse e opportunità.

“Sia le aziende storiche che le startup possono contribuire al valore economico”, ha affermato la Banca Mondiale.

Anche se le nuove imprese possono portare innovazione, devono essere consentite anche le loro eventuali cadute.

Permettere falimenti a imprese e modelli inefficienti è un aspetto fondamentale della cosiddetta distruzione creativa”, sostiene la Banca Mondiale.

Pertanto, le crisi economiche possono svolgere un ruolo riparatore, oltre che doloroso.

Valorizzare il talento

Per crescere, i Paesi necessitano di creatività, talento e competenze, elementi che possono essere esaltati o soffocati dalla qualità delle decisioni politiche.

“I Paesi a medio reddito dispongono di un numero ridotto di talenti qualificati rispetto alle economie avanzate e necessitano di diventare più abili nell’accumularli e nell’allocarli efficacemente”, osserva la Banca Mondiale.

Un modo per migliorare la propria forza lavoro è investire nell’istruzione, garantendo l’emergere di talenti indipendentemente da background o genere.

Secondo la Banca Mondiale, fino al 40% della crescita registrata negli Stati Uniti tra il 1960 e il 2010 è attribuibile al superamento delle discriminazioni di genere e razziali nell’istruzione e nel mercato del lavoro.

Investire nella creazione di una forza lavoro talentuosa è diventato cruciale, soprattutto alla luce dei rischi posti dall’invecchiamento della popolazione, dall’aumento del debito e dalla crisi climatica.

La trappola del reddito medio, secondo la Banca Mondiale, “ha ripercussioni globali”.

“I Paesi a medio reddito ospitano tre quarti della popolazione mondiale e quasi due terzi di chi vive in condizioni di estrema povertà”, evidenzia il rapporto recente.

Essi contribuiscono per il 40% alla produzione economica globale e a quasi due terzi delle emissioni di carbonio”.

“In definitiva, il successo globale nella lotta contro la povertà estrema e nella diffusione della prosperità e della vivibilità dipenderà in gran parte da quanto accadrà in questi Paesi”.

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