Prezzi di petrolio e oro salgono per tensioni in Medio Oriente

I prezzi del petrolio e dell’oro continuano a crescere. Se da un lato l’aumento della richiesta di beni rifugio avvantaggia i prezzi dell’oro, dall’altro il rally dei mercati petroliferi sembra destinato a proseguire, alimentato dalle crescenti preoccupazioni sulla scarsità dell’offerta.

Di recente, i prezzi del petrolio e dell’oro sono aumentati a causa delle crescenti tensioni in Medio Oriente e del conflitto in corso fra Ucraina e Russia. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha annunciato il dispiegamento di un sottomarino missilistico nella regione, mentre Israele si prepara a un possibile attacco militare dall’Iran, in risposta all’uccisione di un leader di Hamas.

Questa situazione ha sollevato timori che le tensioni possano degenerare in un conflitto regionale più ampio. Inoltre, la Russia ha avviato un significativo piano di evacuazione dei civili da Kursk e Belgorod, complicando ulteriormente la situazione in seguito all’avanzata delle forze ucraine.

Martedì scorso, i futures dell’oro scambiati al Comex hanno mostrato un incremento dell’1,2%, avvicinandosi al picco storico di oltre 2.500 dollari l’oncia registrato il 2 agosto. L’aumento è attribuibile all’incremento della domanda di beni rifugio, dovuto all’intensificarsi delle tensioni militari tra Iran e Israele.

Analogamente, le preoccupazioni relative a possibili interruzioni dell’approvvigionamento hanno portato a un rialzo dei prezzi del greggio, con i futures Brent e WTI che hanno registrato un incremento di oltre il 3%, raggiungendo rispettivamente 81,77 dollari e 78,25 dollari al barile, il livello più elevato degli ultimi tre settimane.

Sebbene, durante la sessione asiatica di mercoledì, i prezzi dell’oro e del petrolio abbiano mostrato un leggero calo in seguito a un miglioramento dell’avversione al rischio e a un rimbalzo dei mercati azionari in Asia, in particolare in Giappone, è probabile che entrambi i principali beni subiscano ulteriori pressioni al rialzo, considerando il contesto macroeconomico attuale.

Il prezzo dell’oro potrebbe continuare a salire come bene rifugio

Il valore dell’oro ha raggiunto i 2.473 dollari l’oncia martedì, per poi ritirarsi a 2.464 dollari. Questo valore è prossimo al massimo storico toccato un mese fa e un mantenimento di questa tendenza potrebbe portare a un nuovo record.

Vari fattori contribuiscono a questo trend rialzista. In primis, le recenti turbolenze del mercato hanno diminuito la fiducia negli investimenti azionari, spingendo gli investitori a rifugiarsi in beni più sicuri, come appunto l’oro. In secondo luogo, il rischio di un conflitto più ampio in Medio Oriente continua a supportare la crescita dei metalli preziosi.

Infine, l’andamento macroeconomico tende a favorire l’oro. Un rallentamento dell’inflazione e il previsto allentamento dei tassi d’interesse nelle principali economie, con la Federal Reserve statunitense che potrebbe iniziare a ridurre i tassi a settembre, potrebbero nuovamente indebolire il dollaro, avvantaggiando ulteriormente i prezzi dell’oro.

In aggiunta, i timori di una possibile recessione, alimentati dall’indebolimento dei dati economici statunitensi, hanno reso l’oro una scelta di investimento più atrattiva.

I prezzi del petrolio aumentano a causa delle preoccupazioni per la scarsità dell’offerta e delle scommesse tecniche

Negli scorsi giorni, i mercati petroliferi hanno visto un incremento di oltre il 4%, con una spinta particolare martedì. Aumenti della domanda e il contesto di tensioni in Medio Oriente rappresentano i motori principali di questa crescita.

I dati imminenti delle scorte dell’Energy Information Administration (EIA) degli Stati Uniti saranno determinanti per le prospettive future del mercato, specialmente considerando che le scorte sono diminuite per sei settimane consecutive fino al 2 agosto. Secondo l’EIA, i tagli alla produzione da parte dell’OPEC+ porteranno a una contrazione delle scorte globali di petrolio nei prossimi trimestri, con un conseguente aumento dei prezzi.

A giugno, l’OPEC e i suoi partner hanno deciso di estendere i tagli produttivi di 3,66 milioni di barili al giorno fino alla fine del 2025, mentre ulteriori tagli volontari di 2,2 milioni di barili al giorno proseguiranno fino a settembre. L’organizzazione, che rappresenta oltre il 37% dell’offerta mondiale di petrolio, ha avviato tagli produttivi dal 2022, per un totale di 5,86 milioni di barili al giorno, pari al 5,7% della domanda globale.

In aggiunta, i trader stanno reagendo a segnali tecnici, incluso un evidente pattern a doppio fondo nei grafici dei prezzi dei futures sul petrolio. In particolare, il prezzo dei futures WTI ha superato la media mobile a 50 giorni per la prima volta dal 19 luglio. Combinando questi segnali rialzisti, gli operatori potrebbero mantenere previsioni positive sui prezzi del petrolio.

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