Un recente rapporto ha rivelato che i Paesi dell’Europa centrale e orientale si posizionano tra le migliori opzioni per gli investimenti immobiliari.
I migliori Paesi per investire in immobili in Europa
Secondo un’analisi della società britannica di trasferimento 1st Move International, la Lituania e l’Ungheria si distinguono come le migliori nazioni per investire in immobili, mentre Francia e Belgio risultano tra le meno favorevoli. Il rapporto ha valutato vari aspetti, tra cui le aliquote fiscali, l’imposta sul reddito da locazione e il rendimento lordo.
In Lituania, in particolare nella capitale Vilnius, il rendimento locativo si attesta attorno al 5,65%. A partire dal 2015, i prezzi degli affitti sono aumentati di oltre il 170%, secondo l’Ocse, con un’imposta moderata sul reddito da locazione fissata al 15%. Inoltre, gli stranieri possono acquisire immobili senza restrizioni.
Nel secondo trimestre del 2024, i prezzi degli immobili hanno registrato un aumento superiore al 10% rispetto all’anno precedente, come riportato da Eurostat, suggerendo prospettive positive per gli investimenti.
Seguendo la Lituania, si trova l’Estonia, che offre anche ai non residenti la possibilità di acquistare immobili nelle città. I costi di acquisto, comprensivi di tasse, sono contenuti, intorno all’1,3%. Gli affitti offrono un rendimento annuo lordo di circa il 4,5%, con un’imposta su reddito da locazione del 20%. I prezzi immobiliari sono aumentati del 6,7% nell’ultimo anno, promettendo buone opportunità di investimento.
Al terzo posto si colloca la Romania, caratterizzata da costi di acquisto contenuti e un’aliquota d’imposta sul reddito da locazione molto bassa, pari al 10%, con un rendimento lordo di circa 6,46% annuo.
Con rendimenti promettenti, l’Irlanda attira investitori grazie agli alti prezzi d’affitto, anche se le tasse elevate possono erodere il reddito netto annuale. Il Paese sta affrontando una crisi abitativa con un’insufficiente costruzione di abitazioni per la crescente popolazione.
Oltre alla Lituania e all’Estonia, anche l’Ungheria, la Slovenia e la Polonia sono considerate buone opzioni per investire, con affitti alti e tasse moderate. Secondo Eurostat, nel 2024, i prezzi delle abitazioni in Polonia sono aumentati del 17,7%, in Ungheria del 9,8% e in Slovenia del 6,7%.
I Paesi da evitare per investimenti
Il rapporto indica che Belgio, Francia e Grecia sono le nazioni meno consigliate per investire in immobili. Il Belgio è caratterizzato da costi di transazione elevati e le tasse sul reddito da locazione possono arrivare fino al 50%. I rendimenti medi sono circa il 4,2%, con un aumento immobiliare annuale del 3,4% nel primo trimestre del 2024.
La Francia, considerata la seconda peggiore, ha alti costi di acquisto e affitto, con un’aliquota media d’imposta sul reddito da locazione al 18,28% e un rendimento annuo lordo attorno al 4,5%. Recentemente, i prezzi degli immobili sono diminuiti del 4,6%.
Infine, la Grecia si colloca al terzo posto nella lista dei Paesi meno vantaggiosi per gli investimenti immobiliari, a causa delle elevate tasse e costi di acquisto, con un’aliquota media sul reddito da locazione superiore al 33%.
Le tendenze immobiliari secondo Google
Il rapporto ha analizzato anche la popolarità dei Paesi attraverso le ricerche effettuate su Google, rivelando che Spagna e Portogallo sono le principali destinazioni per gli acquisti immobiliari. Nel periodo tra il 2023 e il 2024, le ricerche globali per l’acquisto di immobili in Spagna hanno raggiunto 279.000.
La Spagna offre vantaggi fiscali per gli investitori stranieri, con un’aliquota standard del 19% per i residenti UE e del 24% per i non residenti sul reddito imponibile, come l’affitto di immobili.
Il Portogallo, con oltre 270.000 ricerche, si posiziona come il secondo Paese più cercato. Gli stranieri possono acquistare proprietà nelle stesse condizioni dei locali.
È importante notare che la crescente domanda in questi Paesi ha portato a una carenza di alloggi a prezzi accessibili; secondo l’Ocse, i prezzi delle abitazioni in Portogallo sono aumentati di quasi il 70% dal 2015.
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Foto crediti & articolo ispirato da: Euronews