Negli Stati Uniti, oltre 10.000 tra vittime e attivisti hanno sollecitato al dipartimento di Giustizia di far sì che le grandi aziende del settore fossile rispondano per i danni provocati dai disastri climatici.
Un gruppo di cittadini ha chiesto al dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di aprire un’inchiesta sui danni causati dalle Big Oil, ossia dalle principali compagnie petrolifere. Il Chesapeake Climate Action Network e il gruppo di attivisti Public Citizen hanno presentato una lettera congiunta in cui si chiede che le aziende energetiche, ritenute responsabili dell’aggravamento dei cambiamenti climatici, siano obbligate a compensare i danni provocati da inondazioni, incendi, uragani e ondate di caldo estremo. Tali fenomeni, secondo gli esperti, stanno diventando sempre più frequenti e gravi a causa dell’aumento delle temperature medie globali.
Questo appello ha ricevuto il sostegno di oltre 10.000 persone, incluse mille individuate tra coloro che sono sopravvissuti a eventi meteorologici estremi. I firmatari chiedono al dipartimento di Giustizia di avviare un’inchiesta, evidenziando come le aziende del settore fossile abbiano in modo deliberato ingannato il pubblico riguardo al loro ruolo nelle trasformazioni climatiche.
Il momento è cruciale, poiché cresce la domanda di giustizia per chi ha sopportato i pesanti costi dei disastri causati dai combustibili fossili. Attualmente, ben sette Stati, 35 comuni e il Distretto di Columbia stanno preparando normative specifiche e, in alcuni casi, hanno già avviato azioni legali contro l’industria del petrolio e del gas.
Cause contro le compagnie fossili: precedenti internazionali
Non è un fenomeno esclusivamente statunitense. A maggio, in Francia, varie organizzazioni non governative e le vittime di eventi climatici estremi hanno sporto denuncia contro dirigenti della compagnia petrolifera TotalEnergies. I principali azionisti sono stati chiamati a rispondere di omicidio colposo e altre accuse legate alla crisi climatica.
La lettera inviata negli Stati Uniti potrebbe ispirare azioni legali simili in altri paesi. Gli attivisti, nel loro documento, affermano che l’industria era già a conoscenza, sin dagli anni Cinquanta, che l’uso dei combustibili fossili avrebbe comportato un aumento potenzialmente catastrofico delle temperature globali. Tuttavia, hanno scelto di mantenere il silenzio. In aggiunta, si sostiene che, piuttosto che impegnarsi per limitare i rischi, tali aziende abbiano tentato di “ostacolare” le soluzioni climatiche, praticando un lobbismo aggressivo e spendendo notevoli somme di denaro.
“I disastri climatici non sono semplicemente eventi naturali, ma crimini perpetrati dall’industria dei combustibili fossili,” afferma Clara Vondrich, Senior Policy Counsel di Public Citizen. “Il tributo umano è inimmaginabile, con la devastazione di comunità intere e attività economiche costruite con fatica, oltre alla perdita di vite umane. I sopravvissuti ai disastri climatici e i loro sostenitori chiedono un intervento deciso da parte del dipartimento di Giustizia”.
“Le Big Oil,” aggiunge Vondrich, “hanno sacrificato la nostra salute e sicurezza pur di accumulare profitti per oltre cinquant’anni. I sopravvissuti a crimini climatici meritano giustizia tanto quanto le vittime di omicidi, incendi dolosi, aggressioni, rapine e altri reati.”
Firmata da vittime e attivisti ambientali
Nel 2018, la cittadina californiana di Paradise ha vissuto il peggior incendio boschivo della storia dello stato, che ha causato la morte di 84 persone e sfollato numerose famiglie per anni. Un’inchiesta ha poi rivelato che l’evento è stato provocato dalla negligenza della società Pacific Gas & Electric.
Allen Myers, residente a Paradise, ha visto distruggere la sua abitazione nell’incendio. Insieme a Public Citizen e Chesapeake Climate Action Network, richiede che non accada mai più una simile tragedia. Tuttavia, osserva che “un altro mega-incendio ha già colpito la Contea di Butte. Il Park Fire di quest’anno è stato il quarto incendio più grave nella storia della California”, spiega.
“Siamo tutti d’accordo: le impronte dell’industria dei combustibili fossili si trovano ovunque. L’industria continua a ignorare gli effetti devastanti delle proprie attività, che alimentano il riscaldamento globale, incrementando l’intensità e la frequenza dei disastri naturali. È fondamentale che il dipartimento di Giustizia chiami le compagnie fossili a rispondere delle loro azioni”, aggiunge Myers.
Gabrielle Walton, parte delle campagne federali del Chesapeake Climate Action Network, rincara la dose: “Per decenni, le Big Oil hanno ostacolato azioni concrete per combattere la crisi climatica, pur essendo consapevoli che i combustibili fossili erano responsabili di gravi fenomeni climatici, ondate di caldo mortali, inondazioni e incendi. Mentre la crisi climatica continua a sconvolgere le condizioni meteorologiche globali, il numero di sopravvissuti che chiederà giustizia è destinato ad aumentare.
“È un dovere morale del governoproteggere e defendere i suoi cittadini, e la lettera sollecita il dipartimento di Giustizia ad agire in conformità a questo obbligo,” conclude Walton.