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Indipendenti al Parlamento europeo: chi sono gli eurodeputati?

Alcuni eurodeputati hanno deciso di rompere i legami con i partiti, altri sono stati espulsi e alcuni preferiscono rimanere indipendenti. Euronews ha analizzato la situazione dei 32 eurodeputati indipendenti dell’UE , che non fanno parte di alcun gruppo politico.

A Strasburgo l’atmosfera è quella di un “ritorno a scuola”. Gli eurodeputati tornano al lavoro dopo la pausa estiva, ma per alcuni questo rientro è avvenuto in solitudine. Trentadue eurodeputati non affiliati a nessun gruppo politico devono occupare i posti in fondo all’emiciclo, sia per scelta che per altre circostanze.

Essere un lupo solitario presenta alcune opportunità: gli indipendenti possono partecipare e votare senza dover fare calcoli politici complessi, e hanno a disposizione una segreteria dedicata per ricevere supporto amministrativo.

Ma la libertà comporta anche delle limitazioni: il numero di emendamenti presentabili, il tempo di parola e la rappresentanza nelle strutture burocratiche del Parlamento sono tutti ristretti, così come la visibilità. Euronews ha approfondito il percorso degli eurodeputati indipendenti nell’attuale Parlamento e le ragioni che li hanno portati a questa condizione.

Eurodeputati indipendenti con posizioni estreme

Il Parlamento europeo ospita vari gruppi politici estremi, che comprendono comunisti e nazionalisti di destra – ma ci sono anche eurodeputati che si distaccano ulteriormente dal panorama tradizionale.

Grzegorz Braun ha avuto problemi con la giustizia polacca durante il suo mandato nel Parlamento di Varsavia. Ha usato un estintore per spegnere le candele durante la celebrazione di Hanukkah e ha rimosso un albero di Natale da un edificio pubblico affermando che presentava simboli europei e decorazioni LGBTQI+.

È uno dei tre eurodeputati del Partito della Confederazione polacca che non appartengono a nessun gruppo.

In Slovacchia, l’eurodeputato Milan Mazurek è noto per le sue dichiarazioni antisemite ed è stato condannato per frasi contro i rom. Un tempo parte del gruppo Identità e Democrazia, l’eurodeputato tedesco Maximilian Krah ora si presenta da solo dopo aver fatto commenti che sembravano simpatizzare con l’unità paramilitare nazista SS.

Non possiamo non menzionare Diana Șoșoacă, europarlamentare romena che ha fatto un ingresso memorabile nella sua prima sessione plenaria. Mentre Valérie Hayer (Francia/Renew) esprimeva il suo sostegno al diritto di aborto, Șoșoacă ha mostrato un ritratto della Vergine Maria, urlando “In God we trust!” e “You’re killing people!”.

“Non stavo cercando un gruppo, erano loro a cercare me e hanno posto delle condizioni… vogliono che sia politicamente corretto”, ha dichiarato a Euronews, suggerendo che preferirebbe rimanere indipendente piuttosto che corretto su temi come i diritti LGBTQ.

Șoșoacă, che in passato è stata sanzionata da Kiev per aver richiesto l’annessione di territori ucraini, si prepara ora per le elezioni presidenziali romene del 24 novembre.

Comici e influencer al Parlamento Ue

Chi ha detto che il Parlamento europeo deve essere noioso?

Di certo non Fidias, un giovane YouTuber di 24 anni divenuto eurodeputato con ben 2,6 milioni di follower. Sui suoi social condivide aggiornamenti da Bruxelles: discorsi, spiegazioni sul funzionamento del Parlamento e critiche sui vantaggi del suo ruolo.

Ha anche coinvolto i suoi seguaci, chiedendo loro se dovesse votare per il secondo mandato di Ursula von der Leyen (risposta negativa) o se unirsi a un gruppo politico (anche qui, no).

“Sembra che il sistema non sia stato pensato per i politici indipendenti. Gli eurodeputati non iscritti spesso ricevono poca attenzione“, ha spiegato Minchón Rodicio.

Tra gli influencer, ci sono anche comici, come i due eurodeputati del partito satirico tedesco “Die Partei”: Sibylle Berg e Martin Sonneborn.

Sonneborn, fondatore del partito di protesta, è stato eletto per la prima volta nel 2014 promettendo di ricostruire il muro di Berlino e fissare dei tetti ai prezzi della birra e dei kebab.

Trasformazioni in indipendenti dopo l’ingresso in Parlamento

A volte gli eurodeputati scelgono di staccarsi dopo aver vissuto il sistema dall’interno: molti provenienti da partiti di estrema sinistra non si sono detti soddisfatti delle posizioni del loro gruppo su temi come migrazione, cambiamento climatico e politica estera.

Nel 2014, il partito comunista greco ha abbandonato il gruppo di sinistra in cui era stato per venti anni; anche il partito comunista di Boemia e Moravia ha compiuto una manovra simile a luglio.

Inoltre, alcuni nuovi arrivati non sono convinti di ciò che i partiti esistenti possono offrire. Lukas Sieper, europarlamentare del partito del Progresso tedesco, sostiene l’importanza di valutare ogni legge in base ai suoi meriti, senza ideologie o pregiudizi.

“L’ideale sarebbe unirsi a un gruppo del Parlamento europeo che condivida questo approccio pragmatico. Tuttavia, i gruppi attuali hanno tutti una base ideologica”, ha commentato a Euronews. Un’idea che trova d’accordo anche Ondřej Dostál, ceco. “Di fronte alla scelta di diventare non iscritto o tradire la fiducia dei miei elettori, ho scelto la prima”, ha affermato a Euronews.

“Mi trovo in una posizione simile a quella dei membri dell’opposizione, come i Patrioti, esclusi da posizioni chiave come la presidenza di commissione. Ritengo che l’approccio dei gruppi di maggioranza sia decisamente antidemocratico”, ha concluso Dostál.

Alcuni eurodeputati cercano un aggancio ai partiti

In altre circostanze, però, lo status di outsider potrebbe rivelarsi temporaneo.

L’arrivo di Alvise Pérez, dello spagnolo “The Party is Over”, ha suscitato interesse all’inizio di quest’anno, portando alla ribalta le sue opinioni di destra e il suo attivismo anti-vaccini durante la pandemia.

Dopo aver trattato con vari gruppi, a luglio Alvise ha annunciato di aver deciso di unirsi al gruppo dei Conservatori e riformisti europei, anche se la notizia non è ancora ufficiale – il ritardo, secondo fonti del partito, è dovuto al parere della premier italiana Giorgia Meloni, leader del gruppo.

Le trattative sono ancora in corso e un annuncio è previsto per la prossima settimana.

D’altra parte, i dissidenti della sinistra tedesca Die Linke e i sei eurodeputati dell’Alleanza di Sahra Wagenknecht stanno considerando una collaborazione con lo Smer slovacco, precedentemente escluso dal gruppo socialista, i comunisti cechi e l’indipendente Ondřej Dostál, per formare un gruppo conservatore di sinistra.

Tuttavia, si trovano ad affrontare una sfida: è necessario un gruppo parlamentare composto da almeno 25 eurodeputati provenienti da sette diversi Stati membri per ottenere riconoscimento ufficiale.

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